La registrazione e il trattamento del suono sono cose complicate. L’evoluzione tecnologica, con l’introduzione del computer come strumento cardine dell’audio engineering, ha certamente reso alla portata di tutti un’attività che era una volta riservata ai pochi che potevano permettersi l’accesso a uno studio di registrazione professionale.
Tuttavia le conoscenze per tirare fuori un buon risultato sono oggi le stesse che erano richieste ai tecnici di uno studio di registrazione degli anni 70 che, cacciavite in mano, cercavano la giusta velocità di rotazione del nastro di un delay.
Tra i musicisti c’è sempre stata una spiccata tendenza a condividere informazioni, conoscenze, impressioni sulle apparecchiature utilizzate. Offrite una birra a un amico chitarrista e lui vi stordirà per 2 ore buone sulla corretta regolazione del comando presence del suo ampli Mesa Boogie, e sulla necessità di inserire lo wah wah prima del distorsore nella catena audio.
Forse per la sua natura più commerciale, meno artistica, nel mondo della radio tutto questo non avviene. Le conoscenze riguardo al trattamento del suono in ambito broadcasting sono un segreto secondo solo al disastro di Roswell, al punto che qualcuno ha ipotizzato che le due cose siano strettamente collegate.
Chi oggi si dedica all’attività (arte?) del podcasting si accorge presto che registrare la propria voce e pubblicarla su internet è una cosa semplicissima, realizzare qualcosa che non faccia venire il mal di testa dopo 5 minuti di ascolto è tutto un’altro paio di maniche.
Con questo post vorrei inaugurare una serie di articoli che rendano la vita dei colleghi un po’ più semplice. Nei due anni di attività di podcaster e nei precedenti quindici di musicista e home-recorder dilettante qualche esperienza l’ho accumulata, e se assolutamente non voglio dichiararmi un “esperto” nè tantomeno un “professore”, mi fa piacere condividere le mie conoscenze.
Se questo poi porterà a un qualche miglioramento nella qualità delle trasmissioni italiane indipendenti, allora potrò stappare una bottiglia di rosso, guardarmi allo specchio e dire: “Dai Dok, una volta tanto una buona idea viene anche a te!”.
La conversione A/D
Cominciamo proprio dalla base: come avviene una registrazione digitale? Per quanto il concetto possa contraddire il negoziante che vi ha venduto il pc ultimo modello dotato di interfaccia audio megagalattica e casse high-sound-ultra-bass-mega-loud, il computer non capisce un tubo di suoni.
Detto in soldoni un suono è una vibrazione dell’aria, il computer “pensa” in termini di segnali elettrici binari: tra i due mondi c’è un oceano.